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«SSHHH!» Fece la mantide, girandosi verso le foglie in fondo, quelle nascoste dall'ombra degli steli d'erba al limitare dell'ampia scorza di corteccia. Ruotando il bulbo oculare sinistro lanciò un’occhiata più attenta. Si trattava degli stercorari. Quegli scarafaggi di merda. Non perdevano occasione per fare chiasso durante le celebrazioni! E non ne mancavano una. Pensavano di essere i fedeli più ferventi, e questo solo perché lavoravano tutto il giorno con gran fatica. Il lavoro duro, dicevano, è una benedizione. Si sentivano quindi autorizzati ad entrare in chiesa e salutare parenti, amici e conoscenti, anche quando la funzione era già iniziata da un pezzo!

Uno degli scarabei notò l’indignazione della mantide, e picchiò sul carapace di un altro.
«Miss simpatia vuole metterci in riga!» Commentò, sghignazzando. L’altro salutò con eccessiva teatralità la mantide, quindi avvisò anche gli altri due membri del gruppo che il loro ingresso in chiesa era stato fin troppo chiassoso. Tutti e quattro cercarono uno spazio dove sedersi, e trovarono infine un angolino sotto il gambo di un asparago. La mantide era sicura che tra qualche minuto li avrebbe sentiti russare. Nel frattempo padre Cicala aveva finito di meditare, si alzò in piedi e si avvicinò alla polla d’acqua attorno alla quale si erano riuniti tutti.

«È il momento delle lodi.» Disse, frinendo leggermente. «Lodiamo il signore per le gocce d’acqua temporizzate che ci concede ogni mattino, e preghiamo affinché proceda con l’irrigazione per tutto ottobre, perché quest’anno è stato particolarmente arido, e senza pozzo e autoclave, il giardino sarebbe già ridotto a una landa desolata disseminata qua e là di qualche ciuffo di paglia gialla.»
Tutti in coro risposero: «Sia lodato il Signore.»
«Preghiamo il signore anche per la signorina Mantide, qui presente…» Padre Cicala si rivolse proprio alla mantide in prima fila. «Ricordiamo tutti che suo marito è stato ritrovato decapitato il giorno dopo le nozze, e che la colpa è da ricondursi ad un’improvvisa passata di tosatrice proprio sopra la casa dei coniugi. Il signor Mantide deve essersi affacciato, molto incautamente e… ZAK… la falciatrice lo ha risucchiato e il suo corpo decapitato è stato ritrovato il mattino dopo da sua moglie, che ancora ne piange la dipartita.»
La mantide singhiozzò disperata.
Tutti in coro risposero: «Preghiamo il Signore.»

Padre Cicala si chinò quindi sull’acqua, ne afferrò una grossa goccia e se la portò alle labbra, aspirandola attraverso le mandibole composite.
«Acqua fresca. La celebrazione è finita! Bevetene tutti.»
Non appena ebbe pronunciato queste parole, un brusio indistinto si sollevò d’intorno. Decine di insetti sciamarono verso la polla, che si era raccolta al centro di una corteccia rovesciata. Avevano sete, forse ancor più delle piante. Naturalmente le vespe non attesero il proprio turno, e scansando gli altri insetti passarono davanti a tutti per abbeverarsi per prime. Le vespe erano proprio delle stronze, pensò la mantide. Poi notò padre Cicala che si stava allontanando, e lo raggiunse in tutta fretta.
«Padre Cicala, aspetti!»
«Signorina Mantide, – le sorrise Padre Cicala, – mi dica.»
«Vede… – Esordì la mantide, guardando in basso. – …io avrei bisogno di confessarmi.»
Padre Cicala si grattò la testa piatta tra un occhio e l’altro, in segno di sorpresa.
«Voi siete una delle più solerti frequentatrici della chiesa, signorina mantide! Sono certo che non avete fatto nulla di così peccaminoso agli occhi del Signore. Di cosa vorreste confessarvi?
«Un vecchio errore. Ho mentito una volta e adesso… le conseguenze di quel gesto mi perseguitano. – Spiegò la mantide. – La prego, ho bisogno della sua benedizione, altrimenti sento che… non potrei andare avanti.»
Padre Cicala la invitò a sedersi su un piccolo stecco lì nei pressi. Il sole filtrava tra i fili d’erba e la giornata era luminosa. Padre Cicala faticava a guardare la mantide negli occhi, perché anche da seduta era alta due volte più di lui, e nel rivolgerle lo sguardo era costretto a fissare in direzione del sole.

«Padre Cicala… io credo… di essermi imbattuta di nuovo nell’amore!»
Le confessò la mantide. La cicala gongolò ad alta voce:
«Ma bene! È buona cosa! Avremo tante uova in autunno e delle larve ben in salute la prossima primavera!»
«Ehm… noi mantidi non abbiamo un vero e proprio stadio larvale.» Precisò lei.
«Allora tante mantidine!» Si corresse sorridendo Padre Cicala.
«Ad ogni modo, vorrei davvero propormi a questo ragazzo, ma sento su di me il peso di ciò che ho fatto in passato…»
Padre Cicala mise una zampa sul carapace della mantide, accarezzandolo dolcemente con le zampe. Nel mentre, ciondolò con la testa in avanti, come a voler evidenziare che aveva inteso la gravità della faccenda.
«Mia cara, dimmi pure cosa hai fatto.» Sussurrò.
«Vede… riguarda il mio ex-marito… io ho mentito: non era il mio primo marito. Era… il quinto. E sono tutti morti decapitati dalla falciatrice. Durante la prima notte di nozze.»
«Che macabra coincidenza.» Commentò la cicala.
«Capisce bene che non posso svelare una cosa del genere al mio nuovo futuro marito, altrimenti penserà che sono una moglie degenere, che lascia le foglie aperte durante la notte spingendo il marito giù dal letto e poi dritto nella ventola del tosaerba!»
«No! Chi mai penserebbe una cosa del genere!»
«…allora potrebbe pensare che porto sfiga! Che sono maledetta! Che tutti i miei mariti sono colti da una maledizione che nella prima notte di nozze, subito dopo aver copulato, li conduce a perdere letteralmente la testa… e a volte anche qualche braccio e qualche pezzetto del torso!»
«Suvvia, ma cosa dite! Vi rendete conto delle sciocchezze che andate immaginando? Una maledizione che decapita tutti i vostri mariti… la prima notte di nozze! È assurdo!» Padre Cicala dondolò avanti e indietro sul ramoscello, ridacchiando. Non appena si rese conto che la mantide non stava ridendo, riprese il controllo di se stesso e tornò a sedersi composto.
«Signorina mantide, io sono onorato che abbiate deciso di condividere questi dettagli dolorosi della vostra vita con me, e con il Signore. Sono altrettanto certo che si tratta solo di pensieri negativi e mancanza di fede. Voi siete una persona perbene, signorina mantide. Ogni soledì siete la prima e cercare la corteccia delle celebrazioni, la prima a sedersi di fronte alla polla d’acqua e guardate… siete anche l’ultima ad abbeverarsi! Il vostro cuore è grande, signorina mantide. Sono certo che sarete una madre perfetta.»

La mantide annuì lentamente. Sapeva che sarebbe stata una madre perfetta perché quella sarebbe stata la sua sesta nidiata. Dall’ooteca precedente erano nati una trentina di piccoli, ed era certa che molti di loro se la fosse cavata, migrando nei prati a ponente o a sud, dove l’erba era più verde e più alta. Ma non era il caso di darsi delle arie, adesso.
«La ringrazio della sua benedizione, padre. Per me è importantissima.» Disse.
«Vai dal tuo futuro sposo, il Signore segue i tuoi passi!»
Udite queste parole, la mantide si sollevò in piedi sulle quattro zampe, sorrise e si allontanò elegantemente, zampettando lesta tra le radici. Quella sera stessa, avrebbe dichiarato il proprio amore al suo ragazzo, ed era sicura che dopo il classico gioco di sguardi, si sarebbero accoppiati per le solite tre o quattro ore. Non vedeva l’ora.

«Che donna.» Commentò padre Cicala, osservandola allontanarsi.

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