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Sentivo la testa pesante. Per quanto strizzassi e strofinassi gli occhi, tutto quello che riuscivo a distinguere era una indistinta macchia bianca che occupava la maggior parte del mio campo visivo, una foschia lattiginosa e compatta. Cercai di ruotare lo sguardo, nel tentativo inutile di scavalcare il muro di nebbia. Dallo spazio periferico alcuni bagliori intensi scivolarono oltre il bianco ferendomi trafiggendomi la retina. Fui costretto a chiudere gli occhi, e nel buio mi accorsi di respirare. Il cuore batteva all’impazzata, i muscoli fremevano.

– Adrenalina… – Balbettai, in una voce che non riconobbi come la mia. Avevo auto-diagnosticato qualcosa, senza sapere da dove provenissero le mie conoscenze, né come potessi essere così consapevole del mio corpo. Tossii, espellendo del liquido bluastro. Le orecchie erano sature di un brusio ovattato. Finalmente riacquistai il senso del tatto: le ginocchia toccavano un pavimento liscio e freddo, i palmi delle mani lo riconoscevano come una superficie metallica. Ero a carponi e continuavo a tossire. Mi passai la mano tra i capelli. Avevo dei capelli, ma erano corti, ispidi. Li ricordavo lunghi, lisci… ma da dove arrivavano quei ricordi? Stavo scavando nella mia mente, senza una meta precisa.

– Aiuto… – Mormorai, raschiando la gola. Come se qualcuno potesse aiutarmi. Sapevo che nessuno l’avrebbe fatto. Un freddo improvviso mi scosse, assieme al senso di solitudine. Fui colto di sorpresa da emozioni forti e contrastanti. Avrei voluto gridare e piangere, contemporaneamente. Non feci nessuna delle due cose. Cercai invece di riprendere possesso di ogni estremità del mio corpo, di ogni terminazione nervosa intorpidita.

SEGNA SULLA TUA SCHEDA QUESTI VALORI:
Controllo: 3 - Consapevolezza: 3 - Determinazione: 3
Quindi distribuisci ulteriori 2 punti come preferisci tra questi tre punteggi.
Se non hai una scheda, segna i valori su un foglio bianco e conservalo.

Il velo lattiginoso sui miei occhi scomparve velocemente, il ronzio che disturbava i miei timpani si affievolì, il battito cardiaco decelerò. Incredibilmente, mi era bastata un minimo di concentrazione per intimare al mio corpo di svegliarsi. Inspirai profondamente, come se fosse la mia prima volta. Tendendo i muscoli, mi sollevai in piedi. Indossavo delle vesti grigie, anonime, senza alcuna decorazione, cucitura o bottone. Ai piedi delle scarpe di plastica, che aderivano perfettamente alla pianta. Camicia, pantaloni e scarpe sembravano ognuna ricavate da un unico pezzo di tessuto sintetico ed elastico, ritagliato e modellato attorno al mio corpo. Una fibra che non riconoscevo, o forse che non ricordavo. La stanza era un cubo di una decina di metri per lato, con una parete completamente occupata da uno specchio. L’intera parete era uno specchio. L’intera parete rifletteva la mia immagine: un uomo sulla ventina, capelli biondi spettinati, fisico asciutto, zigomi squadrati. Per una manciata di secondi mi parve di fissare un estraneo, poi ebbi la sensazione di svegliarmi da un ulteriore stato di torpore, e quel volto mi divenne di colpo familiare. Era il mio volto. Continuando a fissare lo specchio notai che alle mie spalle, incassato nel muro metallico, c’era una specie di contenitore aperto, come un armadietto, con l’anta spalancata e nulla al suo interno. Era grande abbastanza da poter contenere il mio corpo per intero, e immediatamente ebbi la bizzarra sensazione di essere uscito proprio da quel contenitore, anche se non c’era traccia di nulla del genere nella mia memoria. Di fianco a quello aperto, c’erano altri tre contenitori identici, allo stesso modo incassati nella parete metallica, ma ancora chiusi.

A quel punto mi avvicinai allo specchio. Sospettavo fortemente che qualcuno mi stesse spiando, da dietro quella parete. ➤ 21
Esaminai il vano dal quale ero uscito, in cerca di indizi su quanto mi era accaduto. ➤ 51
La mia curiosità fu attirata dagli altri contenitori incassati nella parete, di fianco a quello dal quale ero uscito. E se ci fossero state altre persone? ➤ 60
Continuai a esaminare me stesso. ➤ 12
Continuai a esaminare la stanza. ➤ 33

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