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Questa settimana nella striscia extra, solo botte. È già successo in passato che io abbia utilizzato la striscia extra come intermezzo narrativo o per dare un po' di respiro al fumetto. Anche stavolta l'ho pensata così: una sequenza di combattimento che si protrae per tre vignette, niente battute. 

Immagino che ve ne siate già accorti, ma il mio modo di sceneggiare le scene di combattimento è molto "europeo" e poco "manga". Vi spiego. Nei manga si cerca di ricostruire l'azione quasi frame by frame, per cui le vignette, in sequenza, mostrano quello che succede in modo logico e senza salti. Il mio modo di mettere in scena i combattimenti è più tipico dei fumetti occidentali: alcune volte due o tre vignette sono in sequenza, soprattutto se quell'azione specifica ha importanza, ma il più delle volte nella sceneggiatura scrivo solo "si menano" oppure "fanno a botte" senza specificare, perché di fatto non mi interessa.

Quando da bambino leggevo Lanciostory, o Tex, o qualsiasi altro fumetto occidentale, raramente i combattimenti erano rappresentati seguendo pedissequamente quello che accadeva. Spesso erano scene di combattimento (si chiamano ancora così), ovvero c'era Dylan che tirava un pugno; nella successiva, il cattivo gliene tirava un altro, e così via, nel mezzo poteva essere accaduto di tutto, e infatti poteva capitare che i personaggi si ritrovassero lividi in faccia o occhi neri anche senza che il lettore avesse visto colpire proprio quella zona.

Ecco, nei miei fumetti mi sento molto libero di disegnare "scene di combattimento" e non di mostrarvi precisamente il botta e risposta. Preferisco così per due motivi:

1) Per realizzare una scena di combattimento ci vuole molto più tempo che per realizzarne una normale, di solito sono dinamiche, hanno inquadrature particolari, i corpi sono in movimento e occorre che si intuisca quello che accade in una scena, quindi al disegnatore portano via 10 volte il tempo che ci vorrebbe a disegnare uno scambio di domande in un ufficio; è ovvio allora che poter riassumere un intero combattimento in una pagina, con cinque o sei riquadri che dicono "si stanno menando", è assai meno faticoso che disegnare ogni singolo pugno, calcio, spadata o parata che i personaggi si scambiano, nell'ordine giusto. L'altro modo di risolvere questo problema è avere uno stuolo di schiavi che ti disegna quella roba e tu fai solo le matite, ma io 'ste soluzioni le vedo solo nei fumetti giapponesi.

2) Una intera sequenza di combattimento, dettagliata, porta via pagine e pagine. Solo per uno scambio di colpi. È davvero così importante? Cioè, se stai facendo uno shonen di botte è importantissima, anzi è il fulcro, ma se stai raccontando una storia, perder tempo a disegnare 12 pagine di duello è inutile e serve solo a deliziare chi adora quelle cose (è una sorta di fanservice quindi, altro che le tette). Nessuno dei miei fumetti è uno shonen, meno che mai Fantasy Enders che è una comic strip addirittura, dove sto raccontando una storia e propinare 12 pagine di dettagliati scambi di colpo ai miei lettori mi sembra davvero un vezzo insulso: sono fighi i combattimenti eh, ma preferisco che si segua la trama, visto che ne scrivo una e che non è "diventa più potente per menare il prossimo".

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Comments

alessandro mazza

Meno botte più tette! A parte gli scherzi il tuo ragionamento è condivisibile e almeno che appunto il combattimento sia il fulcro dell'opera ci sta non dettagliarlo come fsi tu. I lettori sino comunque contenti e tu ti risparmi un sacco di tempo

Stefano Cassaghi

Il ragionamento non fa una grinza. Però, come già ti avevo accennato tempo fa, ribadisco che, nonostante in sceneggiatura tu scriva “botte”, impieghi pose e movimenti che sono belli e fluidi. Dal mio punto di vista di lettore percepisco comunque l’impegno di farlo sembrare un combattimento e non una scazzottata alla DyD. Sei giusto quella via di mezzo fra l’orientale e l’occidentale che non ci meritiamo, ma di cui abbiamo bisogno.