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Di nuovo quel trillo, stavolta ancora più prolungato. Chiunque lo stesse azionando, sembrava spazientirsi ogni volta di più. Rebecca sollevò la testa dalla cassapanca, nella quale aveva frugato ancora per qualche secondo, senza trovare nulla di interessante. Rifletté sulla situazione. Quel suono stridulo (un campanello) la stava avvisando di qualcosa. Istintivamente aveva pensato a una porta e a qualcuno che stesse pigiando un pulsante da qualche parte, ma non vedeva alcuna porta nella stanza. Sembrava che fosse sigillata all’interno di una stanza bianca, priva di odori e di colori. Richiuse la cassapanca, sbuffando per il tempo perso. C’era un grosso armadio lì vicino, ma era certa che il trillo insistente provenisse da quelle luci incastonate nella parete, una sorta di pannello di controllo.

Guardò verso l’armadio. Poi verso le luci. Poi di nuovo verso l’armadio. Poi il suono stridulo si ripeté ancora, e ancora, insistentemente. Rebecca si portò le mani alle orecchie. Era arrabbiata, batté il piede a terra e sputò fuori una di quelle parola che la mamma le aveva detto di non usare mai.


Fece spallucce e si diresse verso il grosso armadio. ➤ 078

Si avvicinò alle luci sulla parete. ➤ 045

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