Orinoco /14 (Patreon)
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«Cosa devi farci con tutta questa roba?» Mi domandò distrattamente il vecchio Shu mentre raccoglieva ciarpame da ogni angolo della stanza tentando di mettere in ordine gli scaffali gravati da fin troppi oggetti.
«Turismo.» Risposi.
«Deve essere pericoloso il posto che vai a visitare, se ti servono fiale di Xenina e addirittura dei Nerei.» Afferrò un sacchetto di tela che sembrava contenere qualcosa di pesante e me lo lanciò. Lo presi al volo e lo aprii. Erano dei Nerei. Ce n’erano tre, piccoli droni controllati da IA autonome che quando inattivi somigliavano a sfere metalliche, ma che all’occorrenza potevano spiegare piccole ali da insetto e recapitare messaggi anche a lunghe distanze.
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In futuro, quando ti verrà chiesto, controlla se questo simbolo è quello richiesto.]
«La Xenina.» Gli ricordai.
«Certo, certo. La Xenina. – Borbottò. – Ma la Xenina non ti salverà se uno di quei brulicanti deciderà di travolgerti! Ricordati che non sono bestie. Anche se pensano come bestie e si muovono in mandrie.»
«Lo so, lo so.» Gli ricordai. Shu continuava a scavare nei suoi preziosi mucchi di cianfrusaglie. Sollevò una mano agitandola, come per scacciare delle mosche.
«Sì, lo sai… ma intanto Sierran è viva per miracolo e Relka… beh, sappiamo che fine ha fatto Relka. Meglio non parlarne.»
«Era il virare della stagione, eravamo al crepaccio di Oozol per una ronda. Lo sai benissimo che la colpa è solo di Relka. Ci rimise le antenne e tutto il resto perché si fidò troppo del proprio istinto. Sierran se la cavò perché fu più prudente.»
«È proprio questo il punto. – Sentenziò il vecchio rialzandosi. – Non si salvò per merito tuo. Fu prudente. Non fu avventata.»
Mi porse un cinturone di cuoio dal quale penzolavano delle fiale di cristallo opache, nelle quali riposava un liquido denso e verdognolo, in parte incrostato sulla superficie dei contenitori stessi. Era la Xenina di cui avevo bisogno, un potente analgesico e un discreto antibiotico, si ricavava dai semi di alcuni frutti che crescevano ormai troppo distanti dal villaggio per poterne raccogliere di freschi. Mentre contemplavo le fiale, chiedendomi se fossero ancora utilizzabili, Shu si diresse nella sua cucina per preparare qualche razione da viaggio veloce. Sapevo che Zei ne aveva infilata nello zaino qualcuna, presa al volo nella cucina di Sierran, ma non sarebbero bastate. Solo in quel momento notai che una delle antenne di Shu era in realtà una protesi di resina. Qualcosa o qualcuno doveva avergli spezzato un’antenna. Pensai subito ad una ritorsione, forse un avvertimento per il suo debito… ma avrebbe potuto spezzarsi un’antenna anche cadendo dal tetto. Shu era un Paigru anziano, dopotutto, e ai Paigru anziani queste cose capitavano spesso.
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«Ecco le provviste. – Mi disse, porgendomi l’ennesimo sacchetto. – Come intendi pagarmi per tutto questo?»
La domanda non era semplice da evadere, in quanto probabilmente Shu sperava di contare sul mio pagamento per tamponare un minimo i debiti che aveva accumulato. Tuttavia non possedevo molto denaro con me, né avrei potuto contare su quello di Sierran, che fra poco avrebbe potuto dover affrontare un esodo, né su quello di Zeimaldes, che era troppo giovane per aver già ricevuto il primo incarico dai Numaloric. Shu mi fissava con sguardo interrogativo. La roba che gli avevo chiesto non era per niente economica.
«Pensavo volessi finanziare la spedizione.» ➤ 005
«Segnalo sul mio conto, lo sai che prima o poi ti pagherò.» ➤ 016
«Segnalo sul mio conto, ti pagherò al ritorno, promesso.» ➤ 037
«Puoi prenderti la mia casa e tutto quello che c’è dentro.» ➤ 048