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Mi risvegliai scosso a calci da Veronica, mentre le grida sintetiche di Christopher cercavano di avvisarci del pericolo.

«Che succede?» Biascicai, scrollando la testa.

«ALLARME! Globuroide in avvicinamento!» Gridò Christopher dal corridoio. Non riuscivo a vederlo, ma non l’avevo mai sentito emettere suoni ad un volume tanto alto, le parole risuonavano stridule tra le pareti della stanza. Chiusi velocemente la tuta e barcollai verso la porta, appena in tempo per vedere il volto di Christopher ciondolare di fronte al monitor esterno di controllo della porta.

«Vi troverà, ma vi darò qualche minuto di tempo.» Disse, quindi estrasse qualcosa dal costato, una specie di groviglio di cavi pulsante di luce. Me lo porse e aggiunse: «Prendilo.» Poi colpì con la testa il monitor. La porta della stanza sibilò richiudendosi con una velocità del tutto sproporzionata rispetto alla sua pesantezza.

«COSA CAZZO FAI! NO!» Gridai, ma Veronica mi afferrò per la collottola e mi scaraventò indietro. Appena in tempo, o sarei rimasto schiacciato dalla porta stessa. L’ultima cosa che vidi fu un tentacolo di globuroide che afferrò Christopher e lo sollevò in aria. Il robot non disse nulla, la sua espressione facciale era immutabile. Fui io a proiettare su di lui tutta la mia tristezza. Quel suo ultimo gesto ai miei occhi apparve come uno straziante addio. A terra, ai miei piedi, quel groviglio di cavi e luci intermittenti che si era estratto da cuore e che mi aveva porto. Non avevo avuto tempo di raccoglierlo, il globuroide aveva colpito prima che potessi reagire, quando ero ancora preda della rabbia e della confusione.

“E adesso?» Mi chiese Veronica.


Raccolsi il meccanismo estratto dal corpo di Christopher. 157

Lasciai quella cosa a terra, qualsiasi cosa fosse, e mi concentrai su come fuggire. 88

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