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Augusto Cerebelli era un cervello semplice, ordinario, ma di prima categoria. La sua corteccia umida e soffice riluceva sotto la luce degli emettitori artificiali mentre sfrecciava sulla sua silurella-44 ad ali spiegate. Prima di uscire dal cilindro so-sa, quella mattina, aveva già acquistato in rete un bel cappello color paglia a tesa corta, con una raffinata guarnizione di nastro ceruleo. Appena il sistema automatizzato di imbarco (che lui chiamava affettuosamente “Pina”) l’aveva sistemato sulla silurella, era sfrecciato presso il distributore di beni materiali (che lui chiamava affettuosamente “Ben”) per ritirare il cappello e calcarlo con gioia in cima alla massa grigia che costituiva tutto se stesso. Si diresse, con un po’ meno fretta ma assai più entusiasmo, presso la zona meeting 17 della Montessori. Si trattava di una delle tante zone meeting della città-cargo, uno spazio ampio qualche centinaio di metri tra le torri di stoccaggio che contenevano tutta la popolazione attiva. Tuttavia era proprio presso quella zona meeting che Augusto aveva appuntamento con Lamberto, conosciuto pochi giorni prima in una chat di un sito di informazione sulle miscele saline. Tra Lamberto e Augusto c’era dell’alchimia. E non solo perché entrambi preferivano le stesse identiche soluzioni (in termini di sali disciolti), ma anche perché il 34% del loro lobo parietale corrispondeva alla perfezione. Stesse insenature, stesse increspature. Cervelli gemelli, proprio. Fluttuando nello spazio a gravità zero, Augusto cercava Lamberto sia visivamente, tramite i sensori della sua silurella, che elettronicamente, scandagliando l’area per rilevare il segnale del veicolo del suo amico. Ebbe più fortuna con questo secondo metodo, in quanto Lamberto gli rispose di trovarsi al livello 4, uno dei più bassi. Lo stava aspettando già da diverse rotazioni di Montessori. Augusto scivolò giù per i livelli inseguendo il segnale della silurella di Lamberto, finché non riuscì a rilevarlo anche tramite i sensori ottici. Lamberto aveva un bel colorito grigio panna (niente a che vedere con il meno salutare grigio ciliegia della propria corteccia), il che mise un po’ in difficoltà Augusto, che non voleva fare brutta figura al primo appuntamento dal vivo. Dimostrando una certa innocua insicurezza, si sistemò il cappello sulla massa cerebrale. Lamberto lo rassicurò immediatamente, anzi si scusò perché non aveva avuto l’accortezza di presentarsi con un cappello tanto elegante. Tuttavia la scocca della silurella di Lamberto presentava un sedile ammortizzato elettro-stimolante da fare invidia, e Augusto non poté esimersi dal complimentarsi con lui per l’ottima scelta in fatto di accessori. Le seguenti rotazioni scorsero amene, tra chiacchiere vivaci e flirt più o meno consapevoli. Quando entrambi si resero conto di aver trascorso fin troppo tempo all’asciutto, convennero che fosse opportuno tornare ognuno al proprio cilindro so-sa e darsi appuntamento in rete, fra qualche ora, magari per un film presso il cinema virtuale o per scambiarsi consigli sui cappelli più comodi. Prima di dare il comando di rientro alla silurella, Augusto si lasciò trascinare dagli eventi e rischiò con un gesto avventato. Porse a Lamberto un campione del proprio DNA. Lamberto esitò, imbarazzato. Non era consuetudine, non al primo appuntamento dal vivo. Ma poi accettò. Il tentacolo prensile di acciaio della sua silurella ripose il DNA di Augusto in un piccolo vano refrigerato e poi si riavvolse all’interno del veicolo. Augusto volò via, prima che l’ansia e lo stress facessero scattare gli allarmi dei sistemi di controllo e regolazione. Che sciocco era stato! Al primo appuntamento! Senza riflettere! Che opinione avrebbe avuto di lui, Lamberto? Che fosse un cervello facile? Che la sua chimica fosse tutta sballata? Forse se gli avesse dato il tempo, Lamberto avrebbe ricambiato, porgendo anche lui il proprio DNA… invece era scappato via! E adesso non poteva di certo tornare indietro. Che vergogna. Che vergogna. Appena fu di nuovo nel proprio cilindro di liquido fisiologico, Augusto gettò nell’inceneritore il cappello nuovo e disattivò ogni collegamento con la rete. Non voleva vedere nessuno, non voleva sentire nessuno. Se ne restò in silenzio, senza stimoli elettrici a disturbarlo. Da solo, coi suoi pensieri.

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