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Era un pianeta composto per il 99% di sabbia, tant’è che la Federazione della Toponomastica Stellare aveva deciso di chiamarlo “Sabbia”. La sabbia si estendeva in lungo e in largo, su Sabbia. Oceani di granelli finissimi di colore variabile tra il marmotta morta seccata al sole e il piuma di civetta caduta nel fango. Di tanto in tanto, le chilometriche distese di sabbia erano interrotte da una cresta rocciosa, composta perlopiù da roccia sedimentaria, che i millenni di erosione ad opera degli sbalzi di temperatura e dei venti atmosferici non erano ancora riusciti a sbriciolare. Secondo alcuni esperti di sabbia, su Sabbia qualche centinaio di milioni di anni fa ci sarebbero stati anche fiumi, mari, foreste e forse anche i dinosauri. Purtroppo un qualche evento cataclismatico aveva completamente inaridito il pianeta, il quale era passato dall’essere un paradiso lussureggiante ad essere una palla di fango, e poi gradualmente una palla di sabbia. Le temperature, su Sabbia, variano dai 50 gradi del pomeriggio ai meno 50 della notte. E siccome il pianeta ruota su se stesso piuttosto velocemente, un giorno nelle regioni equatoriali dura solo cinque ore, e altrettanto la notte. L’atmosfera di Sabbia è composta perlopiù di sabbia anch’essa. Nel senso che l’aria sarebbe anche respirabile, composta per il venti per cento di ossigeno, il venti per cento di elio e il restante di azoto; purtroppo però i venti sempre presenti sollevano una gran quantità di sabbia e il pianeta è quindi funestato da terribili tempeste di granelli di silice che si infilano dappertutto rendendo tra l’altro immangiabili i panini col tonno. Ci sono però due periodi dell’anno in cui le tempeste di sabbia di Sabbia sono meno frequenti, anzi durante i quali cessano quasi del tutto. Sono i periodi nei quali si celebrano le uniche due ricorrenze di Sabbia: la Pasquetta di Celantos e il Ferragosto delle tre lune.

Durante la Pasquetta di Celantos il clima è fresco, si è appena usciti dalla stagione Sabbiana chiamata Kurum, che nella lingua dei primi spazionauti vuol dire “granita fredda nel naso” e che è caratterizzata da freddino ma neanche tanto. A Kurum segue Labbantra, che nella lingua dei primi spazionauti vuol dire “mi si scioglie il cane”, una stagione più mite nelle temperature ma con meno ponti vacanzieri da sfruttare. Esattamente nel mezzo tra queste due stagioni si celebra appunto la Pasquetta di Celantos, così chiamata perché gli abitanti di Celantos, una stazione orbitante ad appena due Aree di Ristorazione Spaziali di distanza, sfruttano questo periodo per trascorrere qualche giorno sulle spiagge infinite di Sabbia prendendo il Lume (il sole del sistema locale), mangiando panini al tonno e cantando a squarciagola le tipiche canzoni di questa ricorrenza. La tradizione delle canzoncine della Pasquetta di Celantos è molto antica e deriva più che altro dal fatto che l’elio nell’atmosfera di Sabbia rende le voci dei Celantiani molto buffe, ed è quindi davvero divertente cantare canzoncine. Durante la Pasquetta di Celantos il pianeta Sabbia si riempie di Celantiani che stendono asciugamani colorati, giocano a palla tra le dune, giocano a lanciarsi secchiate di sabbia e si abbrustoliscono al Lume. Di tanto in tanto alcuni Celantiani, scavando nella sabbia, rinvengono fossili di antichi animali che nelle epoche passate abitavano il pianeta, e se le portano a casa per usarle come fermacarte. Alla fine di questo periodo i Celantiani tornano in massa alla loro stazione orbitante, lasciando su Sabbia incredibili quantità di spazzatura, escrementi malamente sepolti nella sabbia e qualche cane abbandonato.

Il secondo periodo senza venti di Sabbia è chiamato Ferragosto delle tre lune e cade tra la stagione chiamata Uretta, che significa “mi sono bruciato il naso” e la successiva, chiamata Trestoquallia, che significa “copriti che non è più tempo di andare in giro in maglietta”. Su Sabbia il Ferragosto delle tre lune è periodo di nudismo sfrenato: il pianeta viene preso d’assalto dagli umani di Kokorreta e Humbza, i due satelliti abitabili di Giancarlo, un gigante gassoso di un sistema poco distante. In aggiunta, il Ferragosto delle tre lune viene festeggiato su Sabbia anche dalle meduse pelose di Rarfuffu IV, un’altra luna di un altro pianeta non proprio vicinissimo, ma a quanto pare ai Rarfuffiani non importa farsi due settimane luce di viaggio pur di festeggiare. Durante il Ferragosto delle tre lune, le notti di Sabbia si riempiono di musica ad alto volume, grida di piacere e colpi di fucile. Durante il giorno invece ci si dedica alla meditazione, al riposo e alla cucina dei fagiani cacciati la notte precedente (i fagiani vengono importati da Kokorreta apposta per la caccia notturna durante il Ferragosto delle tre lune). Alcune autorità religiose del pianeta Rarfuffu trovano sconveniente se non addirittura oltraggioso che molti Rafuffiani festeggino il Ferragosto delle tre lune su Sabbia, ma alle meduse pelose piace moltissimo trascorrere del tempo tra i nudisti terrestri, li trovano “piacevolmente glabri” e sono per loro una visione rilassante. Il Ferragosto delle tre lune termina solitamente con una serata di fuochi artificiali che illuminano i deserti sabbiosi di Sabbia e le cui esplosioni sono udibili a grandissime distanze. Lasciando il pianeta, dopo questa ricorrenza proprio come dopo la Pasquetta di Celantos, le dune di Sabbia si ritrovano in condizioni indecenti per quanto riguarda l’ammontare di spazzatura e sporcizia lasciato dagli avventori extra-Lumiani.

Eppure, ogni anno, i Sabbiani ripuliscono e rimettono tutto in ordine. Pettinano le dune e setacciano la sabbia. Raccolgono tutta la sporcizia e l’immondizia e le seppelliscono sotto metri e metri di sabbia, facendole scomparire. Nel giro di pochi giorni, il pianeta Sabbia torna la distesa deserta e apparentemente priva di vita che le orde di vacanzieri ritrovano ogni volta. I sabbiani sono una forma di vita basata sul silicio che si è sviluppata su Sabbia negli ultimi tre milioni di anni. In pochissimi ne hanno visto uno, i Sabbiani sono riservati e restano nascosti nella sabbia senza mai farsi vedere. Si dice che un Sabbiano possa vivere migliaia di anni. Nessuno sa il perché del loro comportamento, né qualcosa della loro società. I testimoni che ne hanno avvistato uno e che non erano ubriachi, concordano nel dire che i sabbiani somigliano dei pupazzi di neve, ma fatti di sabbia.

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