Home Artists Posts Import Register
Join the new SimpleX Chat Group!

Content

«A quanto pare il vecchio Sabe è stato divorato da un pitone sanusiano.» Sentenziò il piccolo govren, massaggiandosi i peduncoli periglottidei. Per essere un govren, l’ispettore Isazio Neg’Bucci era piuttosto alto, tuttavia se si escludevano le lunghe irsute antenne sempre orientate verso il cielo, non arrivava che alla cintola del suo compagno di squadra, l’agente Sergej Ivanovich.
«Non giungerei subito alle conclusioni, – lo contraddisse Ivanovich, – al momento possiamo solo constatare che l’intera abitazione di Leonard Sabe e di suo marito Netryll è stata completamente fagocitata dalla creatura, ispettore Neg’Bucci. Sappiamo che i pitoni sanusiani hanno una digestione molto lenta, e che dopo aver divorato qualcosa cadono in una specie di letargo digestivo, quindi potrebbero essere ancora vivi.»
«Chiamami Isazio, purtroppo Neg’Bucci è un secondo nome troppo comune su Sanusie e il mio terzo nome non sapresti pronunciarlo.»
«Ha parenti sanusiani?» Domandò Ivanovich.
«No, polacchi. Da parte di padre.»

Un ragazzo umano sulla trentina, si fece avanti scostando alcuni curiosi e raggiungendo Neg’Bucci. Indossava guanti blu sulle mani, una mascherina anti-tossine sulla faccia, e una spilla di Batman sul marsupio.
«Ispettore Neg’Bucci…»
«Mi chiami Isazio.»
«Ispettore Isazio, sono l’agente Ramirez. Vengo ad avvisarla che la squadra scientifica ha appena praticato una incisione nella zona post-mandibolare della creatura, e stanno posizionando i divaricatori. Credo che, con una certa cautela, si possa entrare.»
«Va bene, agente Ramirez, – disse Neg’Bucci. – Ci faccia strada.»
Ivanovich esitò qualche istante. Non era tanto l’idea di infilarsi nella bocca di una creatura ancora viva che lo intimoriva, quanto il suo odio per i rettili. Va detto che tale sentimento riguardava soprattutto per quelli terrestri, che in genere erano più piccoli, più veloci e più velenosi. I rettili sanusiani erano creature dalla biologia ancora poco conosciuta, omeotermi (al contrario dei rettili terrestri) ed enormi. Ivanovich non riusciva ad estendere completamente il suo odio anche a loro perché erano letteralmente troppo grandi. Se fosse riuscito ad osservarne uno per intero, tutto incluso nel suo campo visivo, probabilmente sarebbe riuscito ad applicarvi il rancore, il disgusto e il fastidio che provava quando osservava un rettile terrestre. Il fatto che non fosse mai riuscito a includere in uno sguardo un rettile sanusiano gli permise quindi di mettere da parte certe ritrosie e di seguire l’ispettore Isazio.

«È l’avidità di voi umani che finisce per creare certe situazioni imbarazzanti. – Sottolineò Neg’Bucci mentre oltrepassavano il perimetro della polizia. – Sono sicuro che l’intera zona sia classificata come soggetta a incursioni di pitoni sanusiani, ma qualcuno avrà allungato una mazzetta all’assessore locale, e d’improvviso il signor Sabe ha potuto costruire il suo modulo abitativo ai margini della giungla.»
«Come puoi sapere che non si tratti di corruzione tra voi govren, invece?» Gli domando Ivanovich.
«Sciocchezze. A noi govren basta il guscio di un avo per stare comodi con tutta la famiglia. Siete voi che avete bisogno di… com’è che dite? Ah, sì… “spazio”. Stanze vuote, divani enormi, tavoli da pranzo lunghi come corridoi, letti a tre piazze, terrazze così grandi che sette govren potrebbero giocarci la finale di testamatta. Nessun govren pagherebbe per costruire una casa così grande ai margini del nulla. Questi sono affari da umani.»
Così dicendo, Neg’Bucci si infilò nell’enorme squarcio aperto nel collo del pitone sanusiano. Alcuni agenti della scientifica lo aiutarono a far passare le antenne, che rischiavano di urtare i divaricatori. L’agente Ramirez si fermò davanti all’ingresso e fece cenno a Ivanovich di precederlo. Ivanovich varcò la soglia trattenendo il respiro.

L’interno era umidiccio e maleodorante, proprio quello che ci si aspettava da una cavità pre-esofagea. Il battito dei tre cuori della creatura scuoteva i tessuti attorno all’ispettore Neg’Bucci e all’agente Ivanovich, le vibrazioni erano chiaramente percepibili anche nel terreno viscoso che stavano calpestando. Per fortuna, pochi passi più avanti, iniziava la casa dei coniugi Sabe. Ivanovich si sentì sollevato quando finalmente la suola dei suoi stivali d’ordinanza calcò il pavimento piastrellato, sebbene la superficie solida fosse sommersa da almeno trenta centimetri di saliva semi-trasparente. Piccole lampade erano state disposte nell’ambiente in modo da garantire un minimo di luce, ma Ivanovich preferì raccoglierne una a portarla con sé, per esaminare meglio l’ambiente.
«Oh, ecco il vecchio Savi.» Esclamò Neg’Bucci, saltando sul bracciolo di una poltrona in pelle.
«È vivo?»
«No, è morto.»
«Cazzo.» Esclamò Ivanovich, quando avvicinò la lampada. Il corpo dell’uomo galleggiava nei liquidi digestivi del rettile, di conseguenza il cadavere era già gonfio e in parte corroso. Neg’Bucci esaminò il corpo sfiorandolo con le antenne. Sapendo che non c’era bisogno di radiazione luminosa affinché le antenne di un govren facessero il loro dovere, Ivanovich allontanò la lampada e la direzionò altrove. Tutto nella stanza era sottosopra, come se la casa fosse stata colpita da un forte terremoto. Il rettile doveva averla inghiottita di notte, giacché Sabe era ancora in pigiama. Forse era sceso di corsa, cercando di raggiungere la porta, ma non aveva fatto in tempo. Poteva essere inciampato ed aver battuto la testa…»

«Gli hanno sparato.» Disse l’ispettore Neg’Bucci.
«Come sparato?» Balbettò Ivanovich.
«Immagino con un’arma da fuoco. – Rispose l’ispettore. – In faccia, proprio.»
«Gli hanno sparato mentre la casa veniva divorata da un pitone?»
L’ispettore Neg’Bucci si grattò di nuovo i barbigli.
«Sebbene le tue facoltà percettive siano mediocri, anche considerato che sei un umano, avrai notato anche tu che il vecchio Sabe è in pigiama. Pare che voi umani usiate indossare questo tipo di indumento quando andate a letto. Non chiedermi perché, per me non ha alcun senso cambiarsi per andare a dormire. Comunque è palese che Sabe stesse dormendo quando il pitone ha iniziato a ingoiare la sua casa.»
Il govren balzò prima su una cassettiera, poi sulla spalliera di un divano. Sollevò una delle zampe e ondeggiando qua e là le piccole dita paffute accompagnò il proseguo della sua ricostruzione:
«Sabe deve essere stato svegliato nel mezzo del sonno. Intuendo che si trattasse proprio di un pitone che stava per divorare la sua casa, si è scaraventato al piano terra. La sua intenzione era uscire di corsa di casa. Ma a quel punto qualcuno… – Neg’Bucci indicò la porta. – …deve avergli sparato in faccia.»
«Qualcuno che stava entrando in casa?»
«Improbabile. – Commentò Neg’Bucci. – È più probabile che si trattasse di qualcuno che stava uscendo di casa di corsa, proprio come il vecchio Sabe. L’ipotesi più probabile è che fosse…»

BLAM!

Un colpo di arma da fuoco fece saltare l’imbottitura del divano dove Neg’Bucci si era appollaiato. Lo spazio della stanza si riempì di imbottitura. L’ispettore rotolò all’indietro e cadde su alcuni orrendi cuscini color cachi. Ivanovich si lanciò verso la poltrona. Sapeva di non potersi accasciare a terra perché in tal caso sarebbe venuto a contatto con i fluidi digestivi del pitone, quindi vi si raggomitolò sopra e la ruotò in modo che la spalliera lo coprisse.

«Troppo efficienti!» Gridò una voce gorgogliante.
Ivanovich terminò da solo di ricostruire la vicenda: si trattava del marito del vecchio Sabe, un dresia lunare di nome Netryll. I dresia somigliano a salamandre bipedi e sono immuni ai succhi gastrici dei pitoni sanusiani. Netryll aveva sfruttato l’occasione per far fuori il coniuge. Lo aveva aspettato davanti alla porta e l’aveva freddato con un colpo di rivoltella dresiana sulla faccia. Quindi aveva atteso che il pitone terminasse di inghiottire la casa, poi aveva immerso suo marito nei liquidi digestivi della creatura sperando che fosse abbastanza digerito da non distinguere i segni dell’arma.
«Se foste arrivati fra una mezz’ora, il corpo di Sabe sarebbe stato sufficientemente compromesso da impedire di ricostruire quello che è accaduto.»
«Dobbiamo ringraziare la signora Regina allora, che ha chiamato il pronto intervento e la polizia nel bel mezzo della notte!»
«La regina?» Borbottò gorgogliando il dresia.
«La signora Regina, non la regina! È la vostra vicina di casa! Lo sapresti bene se non vi foste trasferiti da così poco. – Gli spiegò Neg’Bucci, strisciando nel frattempo sui cuscini del divano. – Deve aver sentito lo sparo, e affacciandosi alla finestra ha notato un pitone lungo trecento metri che stava ingoiando la vostra casa.»
«Maledetti umani dal sonno leggero!» Sibilò Netryll.
«Cosa vuoi fare, Netryll? Ormai ti abbiamo scoperto. Se ci uccidi non otterrai nulla. Ti cattureranno, prima o poi.»
«Ti sbagli, stupido govren! Vi farò fuori e poi trascinerò i vostri corpi in fondo allo stomaco del pitone. Mi nasconderò lì finché non si muoverà di nuovo. Nessuno di voi alieni sbucati da un buco nel cielo può venirmi a cercare laggiù! Mi nutrirò delle vostre carni e quando lo riterrò sicuro uscirò dal pitone e mi farò una nuova vita. Non sarà difficile… per voi, i dresia, sono tutti uguali…»

L’ispettore fece un cenno con l’antenna ad Ivanovich. Ivanovich notò che indicava la lanterna. Giusto, avrebbe potuto scagliarla contro Netryl al momento giusto, dando il tempo a Neg’Bucci di assalire il dresia. Gli rispose con il gesto govren di assenso, che consisteva nello sfregarsi il polso sul naso. L’ispettore sollevò velocemente il capo e con una delle sue lunghe antenne colpì un soprammobile di vetro terrestre, scagliandolo in direzione opposta rispetto al suo compagno. Il dresia abboccò, e fece fuoco un paio di volte in quella direzione. A quel punto Ivanovich si sollevò in piedi sulla poltrona e gli lanciò contro la lanterna. Prima che il liquido luminoso gli inondasse la faccia, il bastardo fece in tempo a rispondergli con un solo maledetto colpo, e fu dannatamente fortunato. Il ginocchio di Ivanovich andò in mille pezzi. L’agente gridò per il dolore mentre ripiombava di peso sulla pelle della poltrona. La gamba sotto la rotula era ormai tenuta attaccata alla coscia solo da qualche brandello di carne e dal tessuto sfilacciato e intriso di sangue dei suoi pantaloni. L’ispettore Neg’Bucci comunque non si distrasse, mantenne il sangue freddo (facile, giacché era davvero freddo, il sangue dei govren) e si proiettò contro Netryl. Le grida di dolore di Ivanovich furono la colonna sonora dello scontro tra i due. Il dresia aveva il volto inondato di liquido luminoso, pertanto faceva fuoco alla cieca. L’ispettore non poteva permettersi di essere colpito, perché cadere di schiena nella saliva corrosiva di pitone poteva segnare la sua fine. Alla fine, comunque, Neg’Bucci la spuntò. Un paio di colpi poderosi al petto e il dresia andò a cozzare contro un comò dalle finiture troppo barocche, perdendo i sensi. Neg’Bucci lo osservò mentre scivolava nella palude di saliva, quindi corse a prestare soccorso all’agente Ivanovich.

Ivanovich si risvegliò in ospedale. La gamba gli faceva ancora un male cane, ma allungando la mano si rese conto che gli avevano già applicato un ginocchio al freon DP-07, ultimo modello. Se l’avesse dovuto pagare, non se lo sarebbe potuto permettere. Per fortuna la sanità, su Sanusie, era gratuita.

«Ehi, ragazzo. Come va?»
Al suo capezzale c’era l’ispettore Neg’Bucci. Nessun altro, giacché Ivanovich non aveva famiglia, eccezion fatta per Franca, la pianta carnivora che teneva sul balcone.
«Ispettore… – Mormorò Ivanovich, rendendosi conto di avere la bocca terribilmente asciutta. – L’avete catturato?»
«Ovviamente. A quanto pare il movente era economico, il vecchio Sabe aveva dato fondo al suo conto per comprarsi quella casa, e Netryl non l’aveva presa bene. Programmava di lasciare Sabe, ma senza la casa non gli sarebbe rimasto niente. Quando il pitone ha iniziato a inghiottirla, Netryl era al piano di sotto, e ha avuto un’epifania immediata: se avesse fatto fuori Sabe facendolo passare per divorato dal pitone, avrebbe riscattato dall’assicurazione i soldi della casa. Ha fatto giusto in tempo a recuperare la pistola nascosta sotto il vaso a forma di panda che tenevano in salotto, quando Sabe si è presentato di fronte a lui, invitandolo ad uscire di corsa per non rimanere intrappolati in casa. E a quel punto, Netryl gli ha sparato in faccia.»
Ivanovich mandò giù un sorso di acqua e si sistemò meglio sul letto dell’ospedale.
«Che storia di merda.» Commentò.
«Concordo.» Rispose Neg’Bucci.
«Ma che ci trovava il vecchio Sabe in quello stronzo di un dresia?»
«Me lo chiedo anche io. Ma si dice che i dresiani possano controllare i solo due emipeni in maniera indipendente, quindi poteva averlo sposato anche solo per il torbido sesso.»
L’ispettore non si accorse dell’espressione schifata dell’agente. In quel momento entrò un’infermiera.
«Sono altri anti-dolorifici per me?» Chiese Ivanovich.
«Esatto! – Rispose l’infermiera, sorridendo. – Apra la bocca.»
Neg’Bucci salutò con un giro d’antenne il compagno umano, mentre l’infermiera dresiana gli rigurgitava in gola una dose di anestetici pre-digeriti da farlo dormire per una settimana. Erano bravi agenti, gli umani. Un po’ poco svegli, un po’ fragili, ma leali e determinati. Si rallegrò di condividere il lavoro con uno di loro. Pigiò un tasto sul terminale tascabile.
«Caso chiuso.» Disse, e lo fece scivolare nella tasca.

Files

Comments

No comments found for this post.