Makhtum /019 (Patreon)

Christopher emise un paio di “blip” dal tono decisamente lamentoso, quindi abbassò la testa, imitando perfettamente la mimica di un essere umano sconsolato.

«Non conosco molto di questa struttura. Tutti i terminali sono blindati, e cioè accessibili solo per quanto riguarda le operazioni strettamente necessarie in loco. L’unica cosa che so, è che siamo molto in profondità.»

«Che vuoi dire?» Lo incalzò Ris.

«[spiegazione] Ho misurato la pressione dell’aria, l’umidità e la temperatura ambientale, e corrisponde a una profondità di circa 2000 [metri standard] sotto il livello del mare. Ne ho dedotto che la struttura deve essere stata scavata sotto terra, fino a questa profondità e forse anche di più. I globuroidi non risentono molto degli sbalzi di pressione, e potrebbero operare anche a profondità molto più elevate, ma sono sensibili al calore. Credo che la struttura necessiti di imponenti impianti di refrigerazione che evitino che corridoi e ambienti si surriscaldino. Nella discarica dove mi sono svegliato, la temperatura era di 321 Kelvin.»

Le informazioni che ci aveva dato Christopher erano poche, è vero, ma sufficienti a far crescere la preoccupazione, evocando un silenzio preoccupato nella stanza. Emi, seduta a terra, aveva infilato la testa tra le ginocchia; Veronica imprecava sottovoce; Ris mi rivolgeva fugaci sguardi privi di speranza. Io personalmente non la vedevo così tragica. Sapere di trovarsi in una buca a 2000 metri di profondità non alimentava di certo l’ottimismo, ma era chiaro che nessuno di noi avrebbe mollato. Inoltre, adesso, tutto era posto in prospettiva: risalire sarebbe stato uno dei nostri imperativi.

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«Christopher, credi di poterci guidare fuori di qui?» Gli domandai.

«Non possiedo alcuna informazione utile al fine di adempire a una simile mansione, ma il mio obiettivo non è dissimile dal vostro, quindi mi unirò a voi nella ricerca della verità. E di un paio di gambe, magari. [umorismo].»

Ci preparammo a lasciare la stanza. ➤ 64