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Ci sedemmo a terra, al centro della stanza.

Ris era un po’ perplesso, ma aveva capito cosa stavamo facendo. Sperava, immagino, che qualcuno gli facesse comprendere quello che si diceva. Emi si sedette dalla parte opposta rispetto a Veronica. Avevo lei alla mia sinistra, e Veronica alla mia destra. E Ris di fronte. Percepii una sorta di tensione dell’aria, come se tutte le nostre ansie e le nostre paure si stessero concentrando al centro, vorticando e vibrando. Poiché nessuno parlava, decisi di rompere io stesso il silenzio.

«La situazione è questa: nessuno di noi ricorda perché siamo qui, a malapena riusciamo a pescare nelle memoria qualcosa del nostro passato. Veronica è l’unica che ricorda il proprio nome, ma poco altro. Per adesso noi tre ci chiameremo Due, Emi, Ris.»

Ris annuì. Forse aveva capito, forse faceva finta. Cercai di gesticolare più del necessario, mentre proseguivo, nella speranza che gli fosse d’aiuto.

«Di sicuro c’è un motivo se qualcuno ci ha chiuso in quei loculi per chissà quanto tempo, e credo che questo motivo possa essere dedotto dai nostri identificativi. – Sollevai la maglietta indicando i simboli sul mio avambraccio. – Risolutore uno, risolutore due, riserva emergenza uno, riserva emergenza due.»

«Quindi… loro due sono i nostri rimpiazzi?» Domandò Veronica.

Emi la fulminò con lo sguardo.

«Non lo sappiamo. Io sono l’unico che è stato risvegliato dal sistema, ma forse è stato un guasto o qualcosa del genere. Quindi non è nemmeno detto che il momento di renderci “utili” sia in qualche modo giunto. Ma di certo questa struttura non ci è ostile e credo che con un po’ di ingegno riusciremo a capire come sopravvivere, e magari anche ottenere più informazioni.»

Questa parte del ragionamento, ne ero certo, Ris non l’aveva compresa. Emi però gli strinse la mano. Un gesto affettuoso che sembrò calmarlo dall’agitazione di non riuscire a intendere i nostri discorsi.

«Cos’hai in mente?» Domandò Veronica.

«Quello specchio in fondo alla stanza, in realtà è una specie di interfaccia. Tu e Emi siete in grado di leggere i simboli che vi appaiono, quindi per cominciare potremmo consultarla per scoprire se è possibile ottenere del cibo, dei vestiti, delle coperte… cose del genere.»

«O delle armi.» Aggiunse Veronica.

«Perché dovremmo volere delle armi?» Le domandò diretta Emi.

«Per difenderci. – Le rispose subito Veronica. – Non sappiamo niente di questo posto, l’ha appena detto. Se fuori fosse pieno di macchine assassine?»

«Ma che assurdità…» Sbuffò Emi, ma si interruppe mordendosi la lingua.

«Veronica, – intervenni, – ti ripeto che non c’è motivo di supporre che questo posto ci sia ostile. Se avessero voluto ucciderci, avrebbero evitato di conservarci in delle scatole metalliche per tutto questo tempo.»

Veronica puntò il dito sul pavimento e mi fissò con decisione:

«Forse questo posto non vuole ucciderci, ma gli altri? Non sappiamo se ci sono altre stanze come questa, e non sappiamo che intenzioni possano avere le altre persone, se dovessimo incontrarle. Personalmente, mi sentirei più sicura con un fucile, se dovessi mettere piede fuori di qui.»

Detto questo, incrociò le braccia. Emi scosse la testa, desolata. Ris fece il gesto della pistola con la mano sinistra.

«Fucilo? Sì?» Disse.

«No, no fucile. Forse, ma non sappiamo niente di fucile, ancora.» Gli risposi. Notai che con la mano destra ancora stringeva quella di Emi. Un dettaglio stupido, che inaspettatamente mi colpì.

«In realtà, – intervenne Emi, – non sappiamo nemmeno come uscire, da questa stanza. I profili sulle pareti suggeriscono che ci siano delle porte, ma sembrano sigillate, quasi facenti parte delle pareti stesse. Una delle cose che potremmo scoprire interagendo con l’interfaccia-specchio è proprio se è possibile uscire di qui, oppure no.»

«Aspetta, Emi.»

Protesi la mano facendole cenno di non correre troppo. Credevo che quello di cui c’era bisogno fosse maggiore coesione, e non ero sicuro che cercare un’uscita ci avrebbe aiutati a fare “gruppo”. Avrei preferito cercare l’opzione “cena” su quel terminale, anche perché nessuno di noi metteva niente nello stomaco da chissà quanto, ma Veronica non sembrava interessata ad altro se non a difendersi, in qualche modo. E poi c’era Ris, che disorientato restava in attesa di un aiuto da parte nostra. Cosa ci avrebbe aiutato di più, in questo momento?

«Va bene, Emi, consulta l’interfaccia in cerca di eventuali uscite.» ➤ 16

«Per prima cosa consultiamo l’interfaccia e vediamo se abbiamo a disposizione qualcosa per difenderci, come suggeriva Veronica.» ➤ 23

«Ris ha bisogno di aiuto per capire quello che diciamo. Forse l’interfaccia possiede un qualche servizio di traduzione automatico. Puoi controllare?» ➤ 27

«È meglio se prima ci rilassiamo un po’ tutti, cerca se c’è la possibilità di richiedere del cibo. Mangiamo e calmiamoci un po’, ci farà bene.» ➤ 58

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