Home Artists Posts Import Register

Content

Trascorsero diversi minuti. La ragazza continuava a fissare gli schermi, sfogliandoli, scostandoli, aprendone di nuovi. Di tanto in tanto emetteva una specie di squittio con il naso, come se quello che leggeva l’avesse sorpresa, o comunque emozionata.

– È un dialetto che fatico a comprendere anche io… – Mi disse, senza staccare gli occhi dallo specchio di fronte a sé. – E non ci sono risposte a tutte le nostre domande. Sembra che questo terminale sia più qualcosa come… un terminale di servizio. C’è la possibilità di regolare alcune caratteristiche della stanza, di attivarne delle funzioni… ma non i sono informazioni sulla funzione di tutto questo, e la navigazione è limitata. Comunque qualcosa ho capito. Tu sei indicato come “risolutore due”, io come “riserva emergenza uno”… queste identificazioni sono riportate anche sugli sportelli delle nostre alcove… e sui tatuaggi che abbiamo impressi sulle nostre braccia.

Sollevai la manica della camicia, cercando conferma. Il tatuaggio era lì, poco sopra il polso, sull’avambraccio sinistro, ma io non avrei mai saputo decifrarne i simboli. Abbassai la manica e tornai a fissare la ragazza, che si muoveva agilmente tra le schermate virtuali come se quello fosse proprio il suo ambiente. Si era immersa nella lettura, quindi le lasciai nuovamente del tempo. Qualche minuto dopo tornò a parlarmi.

– Niente di utile, mi dispiace. L’interfaccia mi chiede continuamente se siamo a nostro agio, ed è quasi impossibile eludere la domanda e ricevere altre risposte.

– Beh, io non sono a mio agio. Puoi fare qualcosa a riguardo? – Commentai sarcastico.

– C’è qualcuno che è ancora meno a suo agio di te, qui dentro: le altre due persone ancora chiuse nelle restanti alcove. Il sistema dice che sono occupate da altre due persone. Per prima cosa, direi che dobbiamo liberarle.

– Per prima cosa, – suggerii – dobbiamo darci dei nomi. Non voglio chiamarti “riserva emergenza uno”. Ma nessuno di noi due ricorda il proprio vero nome, quindi… cosa suggerisci?

Emi. È il diminutivo di “emergenza” ed è la cosa più intelligente che mi viene in mente adesso. – Rispose lei.

– Va bene, Emi… io sarò Due. È abbastanza semplice, no?

– Decisamente. – Rispose lei, sorridendo di sfuggita. Il suo sorriso era la prima cosa calda nella quale mi imbattevo da quando mi ero svegliato in quella stanza. Mi colse di sorpresa. Le sorrisi di rimando, ma lei si era già allontanata.

Ci avvicinammo alla parete degli armadietti per aprire gli altri due. ➤ 25

Files

Comments

No comments found for this post.