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La ragazza si avvicinò con passo incerto alla propria figura riflessa nell’ampia parete a specchio. La osservai accarezzarsi il volto e i capelli cercando di riconoscersi. Anche io avevo provato una sensazione simile: forse si stava abituando al proprio aspetto, o forse cercava solo di ricordarlo, richiamandolo alla memoria dal caos dov’era disperso. Ad ogni modo questa “sincronizzazione” sembrava essere un passaggio importante dopo il risveglio. Sembrava quasi che la mente necessitasse di riconoscere il corpo, di abituarsi alla sue proporzioni, alla sua fisicità, e anche al suo aspetto.

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Si mosse di qualche altro passo verso il vetro uniforme, finché la sua presenza non attivò involontariamente qualche sensore. Sulla superficie dello specchio apparvero dei riquadri colmi di testo per me incomprensibile: simboli, icone dalla forma bizzarra, diagrammi. Tutto questo sembrò sorprenderla molto meno che a me.

– È un pannello informativo… – Mi disse. La sua espressione era cambiata, non era più attonita e contemplativa, adesso aguzzava lo sguardo palesando una certa attrazione per ciò che le era comparso di fronte.

– Tu riesci a comprendere quello che c’è scritto, vero?

Annuì. Appoggiando le dita alla parete iniziò a interagire coi vari pannelli virtuali, scorrendo il testo rapidamente e scartando con agilità le finestre che, probabilmente, non le fornivano informazioni utili. Inutile negarlo: ero molto curioso e impaziente di sapere cosa stava scoprendo.

La incalzai chiedendole di non escludermi. ➤ 44

Restai in silenzio, attendendo che finisse di consultare tutti quei testi. ➤ 31

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