Breakdown /9 (Patreon)
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Il dottore Monroe cerca di nascondere un sorriso teso. I suoi occhi ti seguono mentre ti siedi.
«Devi raccontarmi qualcosa, Liz?» Ti chiede, incrociando le dita sul tavolo.
«Non proprio.» Rispondi, vaga.
«Solitamente ti siedi alla mia sinistra. Come mai hai deciso di cambiare?»
Fingi di accorgerti della cosa solo adesso, sollevando le braccia e osservando perplessa la sedia dove ti sei accomodata. Forse parlare con gli altri pazienti nella sala d’attesa ha innescato qualcosa in te. Forse ammirare il panorama desolato fuori dalle finestre ti ha scossa inaspettatamente. Scuoti la testa.
«Non mi ero mai accorta di avere una scelta.» Ammetti.
Il dottore sembra contento della tua risposta, annuisce con ammirazione e ripete sottovoce le tue parole.
«Proprio così.»
Aumenta la tua WP di 1 punto.
«Come mai questo appuntamento, Liz? Non era programmato che ci rivedessimo così presto.»
Il dottore scorre velocemente il proprio calendario olografico, pieno zeppo di ghirigori luminosi. Tu sei più attratta dalla finestra che, identica a quella nella sala d’attesa, si affaccia sullo stesso panorama esterno.
«Sono molto inquieta, di recente. – Confessi. – La mia mano corre spesso al box di controllo, per regolare il flusso di medicinali.»
Il dottore nota che stai fissando la finestra.
«Ma il tuo box funziona correttamente?»
Annuisci.
«E sei sotto controllo chimico, al momento?»
Annuisci di nuovo.
«Ma gliel’ho detto, mi ritrovo spesso a sperimentare dosaggi diversi, a modulare i dosaggi… ad aumentarli più spesso che a ridurli… quindi suppongo sia un male. È per questo che volevo vederla… ho paura che ci sia qualcosa che non va.»
Il dottor Monroe gioca con una penna elettronica, rimuginando in silenzio.
«Sono sicuro che il box funzioni alla perfezione, Liz. Ricordi perché abbiamo deciso che sarebbe stata una soluzione perfetta, per te?»
«Perché sarei così sarei stata in grado di controllare me stessa alla perfezione. Perché avere sotto controllo le cose è una mia esigenza, e non potevo lasciarmi sfuggire proprio il controllo della cosa più importante: me stessa.»
«E adesso, dimmi, senti di essere in pieno controllo?»
Ti chiede Monroe, tornando ad appoggiarsi allo schienale della sua sedia.
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