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Eccoci all'inizio di un nuovo racconto-game... anche se forse è quasi un libro, essendo lunghetto. "Orinoco" era una sceneggiatura che scrissi anni fa per Shockdom e che è divenuta un fumetto disegnato da Valeria "Tenaga" Romanazzi disponibile purtroppo solo su Yep! la fallimentare piattaforma digitale di Shockdom. Siccome mi piaceva la storia e anche l'ambientazione, ho deciso di riscrivere la sceneggiatura sotto forma di libro-game e di proporvela. Come per tutti i racconti-game pubblicati sul blog finora, sceglierete tramite commento l'opzione da intraprendere (quella più votata sarà la strada che seguiremo). Ci sono anche delle regole, poche ma ci sono, però voi che leggete sul blog potete anche infischiarvene. Beh, io comunque ve le riporto:

In questo libro-game interpreterai non uno ma due personaggi, alternativamente: Rebecca, una bambina di 10 anni, e Caidon, un guerriero insettoide del villaggio di Ulcaban, su Belt. Non ci sono regole da memorizzare, puoi iniziare tranquillamente dal paragrafo 1 e immergerti nella lettura: quando si tratterà di compiere delle scelte, semplicemente vai al paragrafo indicato in corrispondenza. Ci sono tuttavia due valori da tenere in considerazione (puoi tenerne nota utilizzando la scheda in fondo al libro): il primo è la Volontà di Rebecca, che parte da 20, il secondo è il Vigore di Caidon, che inizia da 30. Come indicato nella scheda, se in qualsiasi momento la Volontà di Rebecca dovesse raggiungere lo zero, vai immediatamente al paragrafo 100; se fosse il Vigore di Caidon a raggiungere lo zero, vai invece subito al paragrafo 200 (tutto questo è riassunto nella scheda). Ultima nota di cui tenere conto: alcune scelte richiederanno la spesa di un certo ammontare di punti Volontà o Vigore, l’ammontare va sottratto prima di proseguire quindi se non possiedi tale ammontare non puoi effettuare quelle scelte, mentre se la sottrazione dovesse azzerare uno dei due punteggi sarai costretto ad andare non più al paragrafo indicato bensì al 100 oppure al 200.

Detto questo, buona lettura.



001.

La stagione delle piogge sembra non finire mai, su Belt.
Da giorni mi sto facendo strada tra rocce aguzze scavate dal tempo, licheni dalle forme insolite e muschi marcescenti. Neppure i bagliori rossastri dei fulmini che solcano il cielo riescono a rendere questo paesaggio crepuscolare meno inquietante, anzi forse lo peggiorano. In lontananza scorgo turbinii di cenere che vengono sollevati attraverso il cielo giallastro fino alle nubi nere, mentre la pioggia scura come l’inchiostro non accenna a smettere di cadere. Le mie zampe artigliate, munite di dita a loro volta uncinate, mi consentono di avanzare sulle rocce umide e levigate dall’acqua senza incertezze. Tiro sulla mia testa il cappuccio di stoffa che Sierran mi ha amorevolmente rattoppato l’ultima volta che ci siamo visti. Dovrebbe tenermi all’asciutto, ma dopo giorni sotto l’acqua non ha potuto evitare di impregnarsi di nero ed ora è come indossare un cencio fradicio. Quantomeno isola i miei fori uditivi dal continuo scrosciare della pioggia, e tiene le mie antenne al sicuro dal vento impetuoso.

Giungo infine sul ciglio di una parete rocciosa. Dall’alto intravedo Ulcaban, il villaggio Paigru dove sono nato. La flebile luce delle lanterne proveniente dalle capanne di pietra, accatastate una sull’altra, riesce a confortarmi più di quanto non pensassi. Accelero il passo avviandomi per la discesa molto scoscesa. Ad ogni passo percepisco più intensamente l’odore delle zuppe calde di Sierran e comincio ad assaporarle mentalmente facendo schioccare le mandibole composte.

Giunto all’ingresso del villaggio, un multizampe mi viene incontro e scivola tra i miei piedi dandomi il benvenuto. Non lo conosco, non so di chi sia. Qualcuno deve aver lasciato la porta aperta. Gli accarezzo la testa lucida.
«Non sono il tuo padrone, mi dispiace.» Mormoro. Il multizampe si dispone a spirale e drizza le antenne. Mi guarda spaesato. Lo oltrepasso, cercando l’inizio del sentiero lastricato, che seguo fino alla casa di Sierran. I lampi rossi, la pioggia nera e i tuoni dirompenti non mi spaventano più, ora che riconosco quella vecchia porta di legno.

Bussa. ➤ 010

Entra senza bussare. ➤ 020

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Comments

Riccardo Depaoli

Entro senza bussare perché ho fame e tanto mi conoscono e sanno che sono una creatura maleducata. Quindi 20

Claudio

010, sempre bussare

Lucio Bevilacqua

Ok però non vale, lui l'ha riconosciuta ma noi no! Se non è più spaventato direi che mi sento autorizzato ad entrare senza bussare 020

Roccia

Entrare senza bussare ovvio

Roccia

Comunque molto coinvolgente questa scenaggiatura caro Bigio, spiace davvero per il fumetto perduto. Ma ci divertiremo insieme tutti quanti :)

Dony Alg

Entrare senza bussare

Anonymous

La familiarità non è una scusa per la maleducazione. Bussiamo u.u

Bigio

io spero che prima o poi Shockdom lo pubblichi in cartaceo, anche perché su Yep! hanno tanti titoli che effettivamente non si legge nessuno...