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La voce sintetica di Christopher ci rispose dall’interno della stanza buia. Il robot si era seduto in un angolo, sopra un intreccio particolarmente spesso di cavi gommosi. Forse “seduto” non era il termine esatto, visto che Christopher non aveva gli arti inferiori. Forse “appoggiato” era la parola adatta. Ad ogni modo il suo torno gravava con tutto il peso del metallo che lo componeva su un letto di gomma arrotolata che gli faceva quasi da cuscino. Sollevò una mano e ci fece un cenno, per indicarci dove fosse. I suoi occhi luminosi, comunque, erano abbastanza facili da vedere, nel buio della stanza. Veronica mi aiutò a sedermi. Il braccio mi faceva ancora male, e sotto la tuta che si era velocemente saldata sul mio corpo tornando perfettamente integra, sentivo bruciare graffi e abrasioni.

«Tu riposati un attimo. Faremo dei turni.» Disse.

«Turni di cosa?»

«Di guardia. Potrebbero arrivarne altri. – Mi rispose con serietà. – Meglio non essere colti di sorpresa, mentre riposiamo. Faccio io il primo turno di guardia. Tu siediti e chiudi gli occhi. Prova a dormire un po’.»

Mi sembrava abbastanza inutile che Veronica facesse la guardia: eravamo entrambi in pessime condizioni, non avremmo resistito a un altro attacco globuroide. Nemmeno con l’aiuto di un androide senza gambe. Tuttavia ero stanco e malconcio, e forse fare la guardia le avrebbe dato un compito da svolgere, qualcosa con cui tenersi impegnata. Christopher mi fissò con espressione vuota, la sua solita, e sembrò annuire con il grosso capo discoidale. In verità mi chiesi se non fosse più sensato far montare la guardia a lui, dando a entrambi noi la possibilità di riposare.


Le dissi che ero d’accordo che lei facesse il primo turno la guardia. ➤ 105

Chiesi a Christopher di fare lui la guardia, mentre io e Veronica riposavamo. ➤ 151

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