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Veronica era talmente sicura di sé che non indietreggiò di un passo nemmeno quando l’enorme massa metallica del globuroide si stagliò di fronte a lei, gettandole addosso l’enorme ombra e le mille luminescenze che brillavano sulla sua superficie lucida. Ma io non potevo permettere che quel mostro le facesse del male. Forse Veronica contava davvero qualcosa per me, forse sentivo il legame fra di noi stringermi come una corda attorno alla vita, come qualcosa di fisico, di forte. Forse. Fatto sta che mi lanciai verso di lei e mi frapposi tra la sua figura sbigottita e il globuroide.

«È me che vuole! Scappa!» Le dissi. Mi sembrò una bella frase. Coraggiosa, eroica. Adatta al mio sacrificio, al mondo cavalleresco in cui le stavo salvando la vita.

«Ma che cazzo fai?» Mi gridò lei in rimando. Meno adatta, come frase, alla fanciulla che il mio ardimentoso gesto stava cercando di salvare. Ma non potei esprimerle il mio disappunto, né fare battute sarcastiche. Non ne abbi il tempo: il globuroide mi avvolse con un paio di lunghi tentacoli, uno dei quali si arrotolò attorno al mio collo, e strinse. Iniziai a dimenarmi e a prenderlo a calci, mentre mi sollevava da terra come se non avessi peso. Percepivo la mia trachea schiacciarsi, il rumori esterni confondersi, la voce di Veronica impastarsi con il ticchettio interno del globuroide, la pressione salirmi in testa. Poi probabilmente la mia testa esplose, o fu staccata dal collo. Non lo so di preciso. Un turbinio di immagini iniziò a ruotarmi attorno, mentre nelle orecchie avevo solo un brusio indistinto, un rumore bianco, cicale e sabbia agitata in una bambù cavo, vento su una distesa di sabbia, un monitor che non si sintonizza su nulla. Sentii odore di mare, per un attimo.

                                                                                              FINE
















No, non è la fine.

Una voce mi raggiunse nel grigio. Mi resi gradualmente conto che non era una voce, era un pensiero che si faceva strada dentro di me. La voce mi sollevò e mi scagliò nella luce. Una luce opaca, nebbiosa, lattiginosa.

«Le tue paure annebbiano la lettura. Non temere che il rimorso si sovrapponga al tuo percorso di rievocazione mnemonica. La tua sopravvivenza è il cardine attorno al quale ruota l’intera ricostruzione di te stesso.»

Se il tuo valore di Consapevolezza è inferiore a 5, portalo esattamente a 5.

Poi 75, e ricorda: la tua sopravvivenza è determinante.

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Comments

Claudio

Quindi questo sarebbe quasi un bad end?

Bigio

Non ci sono "bad ending" in questo libro-game... anzi a dire la verità non ci sono proprio dei "vicoli ciechi" con la scritta "FINE": quando capita, semplicemente "qualcosa" ti riporta indietro e ti fa fare una scelta diversa. L'unico modo che hai di morire è ridurre uno dei parametri a zero, ma per farlo devi essere davvero poco attento.