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Ti avvicini alla finestra, desiderosa di ammirare il terribile paesaggio esterno ancora per qualche minuto. Ovviamente non c’è niente di vivo, là fuori. Nemmeno un uccello in cielo, nemmeno un gatto o un cane. È un paesaggio brullo e desolato, quasi alieno, marziano. Da bambina sembrava esserci un gatto a panciolle sopra ogni muretto e un cane scodinzolante in ogni vicolo. Ora là fuori non vola nemmeno più una mosca. E le blatte? Quelle che zampettavano sui marciapiedi cittadini nelle notti d’estate, quando con i tuoi genitori uscivate per godervi il fresco delle serate d’agosto. Dicevano che loro sarebbero sopravvissute a tutto, anche alle catastrofi globali. Forse è così. Forse, proprio come gli esseri umani, si sono rifugiate lontano dal sole e dall’atmosfera satura di monossidi, al sicuro da piogge acide e tempeste elettromagnetiche.  Proprio come gli umani.
Chi ha imparato da chi? Kafka. Quel nome ti scivola il bocca e lo pronunci senza pensare.

Hai bisogno di un boost di antidepressivi: i ricordi della tua infanzia ti stanno portando a fondo. Ritocchi di nuovo i dosaggi. Non è stata una buona idea fermarsi ad ammirare il paesaggio.

Riduci la tua WP di 1 punto.

Ora siediti, come ti consigliava la segretaria del Dottor Monroe. ➤ 20

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